John Carlan spiega come la WWE ha gestito la tragedia di Chris Benoit
by SIMONE BRUGNOLI | LETTURE 2792
Nel 2007, l’ex campione del mondo dei pesi massimi Chris Benoit ha ucciso sua moglie Nancy e suo figlio Daniel prima di togliersi la vita. Un episodio di Raw si è tenuto in suo onore poche ore prima che venissero a galla tutti i dettagli della vicenda.
Sebbene la sua carriera gli avrebbe assicurato un posto nella WWE Hall Of Fame, la compagnia di Stamford ha fatto di tutto per oscurare il suo nome dopo la tragedia di 15 anni fa. Il canadese è unanimemente riconosciuto come uno dei wrestler più tecnici della sua generazione, avendo lavorato nelle più importanti federazioni di wrestling americane e giapponesi.
È stato un due volte campione del mondo, avendo conquistato il WCW World Heavyweight Championship nel 2000 e il WWE World Heavyweight Championship nel 2004. In una recente intervista a ‘Wrestlenomics’, John Carlan – che ha lavorato per sei anni in WWE occupandosi dei contenuti video – ha spiegato nel dettaglio come l’azienda ha gestito il caso Benoit prima e dopo il lancio del WWE Network.
Il nome di Chris Benoit mette ancora paura
“In un primo momento, la direttiva generale era di far sparire il nome di Chris Benoit. Dovevano essere eliminati i suoi match più celebri, così come tutti i riferimenti e le grafiche.
È stata un’operazione lunga e faticosa” – ha raccontato Carlan. “Dopo il lancio del WWE Network – quando erano già trascorsi diversi anni dalla tragedia – si è scelto di lasciare qualcosa che lo riguardasse.
Non volevamo perdere l’integrità di nessuno show. D’altronde, non si può negare che sia stato un grandissimo wrestler. Legalmente la situazione è cambiata, così come la percezione della gente.
Adesso i fan possono trovare il main event di Wrestlemania 20, in cui Benoit si è aggiudicato il titolo dei pesi massimi” – ha spiegato. L’ex Tag Team Champion Doug Basham ha descritto com’era Chris nel backstage: “Lontano dalle telecamere, era un ragazzo tranquillo e gentile.
Io mi sono sempre trovato benissimo con lui, anche perché era un atleta eccezionale. Sono orgoglioso di aver lavorato con un fuoriclasse del suo calibro”.