Interviste (im)possibili - CM Punk: "Cara WWE, non mi cancellerai mai"



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Interviste (im)possibili - CM Punk: "Cara WWE, non mi cancellerai mai"

Brock Lesnar è rimasto WWE Universal Champion a Wrestlemania 34 e lo ha fatto anche alla Greatest Royal Rumble, nonostante le tantissime voci di un suo imminente addio alla WWE e al wrestling. A quanto pare la Bestia non combatterà nemmeno a Money in the Bank, dopo aver saltato Backlash, un dettaglio che secondo molti ha una sola spiegazione: fargli superare il record di 434 giorni consecutivi detenuto da CM Punk.

Lo Straight Edge, ormai completamente in rotta con la WWE (sono anche coinvolti in una causa in tribunale), ha sempre detto di non voler tornare al wrestling, mostrando però di essere attento a ciò che avviene sui ring di Stamford. Soprattutto grazie a diversi post pubblicati sui social. Ma come starà vivendo il campione di Chicago questo apparente tentativo della compagnia di oscurare nuovamente il suo nome? Abbiamo immaginato di incontrarlo di persona, e di chiederglielo.

Benvenuti al dodicesimo episodio delle nostre Interviste (im)possibili: ospite (del tutto fittizio) l'ex detentore del ROH World Championship, l'ECW Championship, il World Heavyweight Championship e (per 434 giorni) il WWE Championship, l'attuale fighter UFC CM Punk.

Ci siamo immaginati di incontrarlo al Nassau Coliseum di Long Island, dove si era recato in incognito ad assistere alla puntata di Raw in cui sia Braun Strowman che Roman Reigns hanno partecipato a match di qualificazione al Money in the Bank, facendo quindi capire che nell'evento omonimo Brock Lesnar non ci sarà e non difenderà il suo titolo. Punk accetta di parlarci sulle tribune ormai vuote del palazzetto newyorkese, senza togliersi il berrettone che gli ha permesso di non essere riconosciuto, ma togliendosi una pesante felpa mostrando in questo modo una t-shirt raffigurante gli arbitri della WWE.

Buonasera Signor Brooks. Ma allora un po' il wrestling lo segue ancora!
"Per seguirlo lo seguirò sempre. Solo che non ho più intenzione di praticarlo, soprattutto in WWE. Ormai mi ha dato la nausea. E quello che sto vedendo in queste settimane e in questi mesi me lo conferma".

Che cosa intende dire?
"Che ormai si seguono dinamiche che nulla hanno a che vedere con il wrestling e nemmeno con lo spettacolo. La tecnica dei grandi campioni è limitata dai tantissimi eventi a cui devono partecipare, e anche le storyline sono concepite non per essere interessanti o coinvolgere i fan, ma per rispondere a interessi di altro tipo".

Interessi economici?
"Ma magari! Perché se si perseguissero interessi solo economici si cercherebbe di far crescere e migliorare il prodotto, e quindi verrebbe premiato ciò che funziona. Qui gli interessi che sono premiati sono solo ed esclusivamente di tipo personale, legati alla volontà di chi ha in mano il potere. A volte perfino a capricci".

Ce l'ha ancora con la famiglia McMahon...
"E certo! In particolare con il vecchio caro papà Vince. Ma vi rendete conto che sta impostando tutte le storyline dei suoi show in base a parametri che peggiorano gli show stessi? A Raw tutto ruota verso l'obiettivo finale di far amare il suo cocco Roman Reigns. Tutto, anche faide apparentemente lontanissime dall'apertura alare del samoano. A SmackDown per fortuna c'è AJ Styles, ma quello è lo show che apre a mercati nuovi. E quindi l'anno scorso si è fermato tutto per fare l'occhiolino all'India. Ma il culmine si è raggiunto con questa faccenda di Brock Lesnar".

Che pure lei indicò come uno dei punti di riferimento a cui ispirarsi nella famosa Pipebomb...
"Assolutamente no, era l'esempio di un altro Heyman Guy che se n'era andato come stavo per andarmene io, ma il paragone finiva lì. Tant'è vero che poi l'ho detto, lui era andato via tra i fischi e l'odio del pubblico, io ero campione WWE e sono stato il lottatore più acclamato degli ultimi anni insieme a Daniel Bryan. Escluse le operazioni nostalgia, che mi fanno una tristezza...".

Insomma, Brock Lesnar non le piace.
"Brock Lesnar non mi dispiacerebbe, di per sé. Non mi dispiacerebbe se facesse il suo lavoro per davvero, cosa che sa fare molto bene. Ma ormai ha capito che può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo, senza che nessuno gli dica nulla. E ne approfitta, danneggiando un intero movimento. Vero che gli eventi ai quali partecipa vendono moltissimo. Ma la pazienza dello zoccolo duro dei fan, quelli che seguono la WWE ogni settimana, è ormai terminata. Il guaio è che a Vince McMahon non interessa. Perché si basa su altri principi".

E quali principi sarebbero?
"Ricordate quando dissi che era un milionario che potrebbe essere un miliardario se non fosse malconsigliato da gente che non gli dice quando sta sbagliando? Il wrestling, specie in una compagnia come la WWE è un fiume, che non può permettersi di fermare il proprio corso per mesi. Ora questa situazione di Raw, dove manca il titolo assoluto per nove mesi all'anno, ha reso il fiume quasi in secca. La gente quasi non si ricorda che c'è un titolo di campione universale da conquistare. Ma Vince ha deciso che era giunto il momento di cancellare il mio nome, quello del campione più longevo degli ultimi 25 anni. Non importa come, ma deve cancellarlo. Peccato che stia sbagliando tutto, almeno da due punti di vista".

Ci può dire quali sono?
"Certamente. Il primo, quello più immediato, è che è una soluzione solo apparente. Io sono sicuro, certo, che i rapporti tra la WWE e Brock Lesnar finiranno male. E a quel punto si cercherà di cancellare anche il nome di Brock, ma sarà molto, molto difficile. Il secondo è che Brock Lesnar è sì stato campione per oltre 400 giorni, ma facendo dieci match. Dieci. Sei in ppv e quattro in vari house show. Nessuno a Raw. Io ho perso la cintura dopo 434 giorni in cui avevo lottato per difenderla 141 volte, di cui 12 in ppv, 16 tra Raw e SmackDown e 110 in eventi dal vivo, tra cui nella vostra Italia. Se la WWE vuole far superare il mio record a Brock per inerzia ci provi, ci riuscirà. Ma con un regno del genere non riuscirà certo a cancellarmi. Perché, più in generale, non mi cancellerà mai".

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