La settimana del Superstar Shake Up sta finendo ed è il caso di domandarselo: questa operazione ha aiutato il roster? Ed è realmente servita? Abbiamo qualche dubbio.
Intendiamoci: lo scopo era evidente. Dopo nove mesi gli incroci possibili tra gli atleti di Raw e quelli di SmackDown iniziavano a scarseggiare, e mischiare un po' le carte stava diventando necessario.
Ma l'intera dinamica ha probabilmente generato un po' di confusione generale.
Raw sembra un cantiere aperto. La prima, lunghissima fase della puntata è stata una propaggine di una faida già vista a SmackDown tra dicembre e gennaio.
The Miz & Maryse che fanno gli sbruffoni con il pubblico, Dean Ambrose che sostanzialmente li umilia. Con buona pace degli incroci nuovi: questo era un incrocio già esistente e peraltro abbandonato senza un vero motivo (se non quello di permettere a John Cena la vetrina ideale per annunciare al mondo il suo matrimonio con Nikki, come già detto).
Poi, tanto per smontare ulteriormente questo The Miz che dopo un 2016 stellare sembra si voglia far riprecipitare nelle gerarchie della federazione, si è deciso di farlo perdere con Sami Zayn. Che il giorno dopo è passato a SmackDown.
Bene.
Poi Bray Wyatt è passato a Raw. Senza Randy Orton. Senza Erick Rowan. Senza Luke Harper.
Come procederà l'interessantissima questione tra i quattro ex membri della Family è tuttora un mistero senza soluzione.
Oltretutto Randy, che è ancora atleta di SmackDown, difenderà il suo titolo dall'assalto del suo ex leader a Payback.
Pay-per-view di Raw.
Quindi è lo sfidante a determinare il teatro di un match titolato e non il detentore del titolo stesso? A quanto pare sì.
In realtà è abbastanza chiaro che il tutto è stato deciso con un solo scopo: far disputare a Payback un match per un titolo assoluto.
Eh sì, perché della cintura di WWE Universal Champion non si sa nulla. Roman Reigns ha ripreso a pestarsi di santa ragione con Braun Strowman (peraltro costruito sempre meglio come uno dei migliori monster heel degli ultimi anni), con entrambi in odore di sfidare il campione Brock Lesnar.
Ancora una volta sparito dalla circolazione.
Il ricordo del regno titolato della Bestia tra il 2014 e il 2015 è troppo fresco per essere dimenticato: mesi e mesi di faide senza match per il titolo massimo, con il resto del roster a sfidarsi per determinare chi avrebbe potuto (un giorno, forse, chissà quando) vedersela con l'ineffabile Bestia.
La speranza è che la WWE non decida di riproporre qualcosa che già non aveva funzionato un paio di anni fa.
Anche perché, in tutto questo, c'è sempre uno SmackDown da portare avanti. Uno SmackDown il cui campione è Randy Orton.
Che però è impegnato contro un avversario che si trova a Raw. Giustissimo spostare Kevin Owens, da apprezzare anche l'idea di cambiargli radicalmente aspetto (dalla barba rasata all'abito elegante molto alla Jericho).
Ma il risultato è stato un assommarsi di big assoluti tutti ansiosissimi di guadagnarsi una title shot per la cintura degli Stati Uniti. Da esercitare quando? Dopo Payback. Che è sempre un PPV di Raw.
Insomma, la confusione c'è ed è assoluta.
Il main event di SmackDown ha ricordato quelli che qualche settimana fa determinavano chi sarebbe andato al main event di WrestleMania (che poi è stato un altro, ma vabbè), ora invece tutti vogliono la quarta cintura per importanza della WWE.
Meno male che a SmackDown c'è anche Nakamura, che a quanto pare se la vedrà con un Dolph Ziggler che ha bisogno di una faida del genere come dell'ossigeno nella bomboletta, dopo essere stato quasi umiliato perfino da Kalisto.
Tutto questo per dire che le potenzialità per ricostruire due show sensati e di livello ci sono tutte (forse con più potenza a Raw e più qualità a SmackDown, ancora una volta).
Ma mettere tutto insieme in un frullatore e farlo partire senza tappo ha generato solo un gran casino.
La speranza è che tutto torni più ordinato già a partire dalla prossima settimana, anche se temiamo che l'andazzo resterà questo fino a Payback. Il PPV di Raw più smackdowniano di ogni tempo.