Dirty Deeds - Verità scomode: benvenuto al nuovo Drew McIntyre, peccato vecchio Drew!



by MARCO ENZO VENTURINI

Dirty Deeds - Verità scomode: benvenuto al nuovo Drew McIntyre, peccato vecchio Drew!
Dirty Deeds - Verità scomode: benvenuto al nuovo Drew McIntyre, peccato vecchio Drew! © YouTube WWE / Fair Use

La puntata di Raw di lunedì scorso, quella andata in onda da Washington DC, ha reso ufficiale e definitivo qualcosa che era nell'aria da tempo. Non solo: qualcosa che era tanto atteso quanto necessario. Drew McIntyre ha infatti completato la sua transizione e ora è parte degli heel della WWE. Lo certifica l'attacco a Jey Uso e soprattutto la stretta di mano a quella Rhea Ripley i cui discorsi aveva sempre respinto (pur ascoltandoli) nelle settimane scorse. Questo apre infiniti scenari verso le Survivor Series, e non solo. Ma ora, in queste righe, preferiamo concentrarci sul passato.

Che Drew McIntyre è stato quello che ci siamo messi alle spalle questa settimana? Dare una sola risposta è pressoché impossibile.

Come Drew McIntyre si è preso la WWE

Il lottatore scozzese si era ripresentato in WWE nel 2017, con uno smalto completamente nuovo rispetto alla sua precedente esperienza (chiusa, lo ricordiamo, nella 3MB) e andandosi a prendere di peso NXT. Poi nel main roster era stato inizialmente una minaccia e poi un importante enforcer (dello Shane McMahon versione Best in the World, ahilui). Sempre e comunque da cattivo, come era sempre stato. Quindi la svolta, con la Royal Rumble vinta da eroe e un turn face progressivo ma meravigliosamente riuscito.

Il problema? Che era il 2020.

Quel Drew McIntyre si sarebbe poi andato a prendere il titolo di WWE Champion a WrestleMania 36, lo avrebbe conservato in alcune difese molto solide con avversari del livello più svariato ma dando prestazioni sempre convincenti. Anche contro i rivali meno attesi (e non sono stati pochi). Tutto questo con il sostegno incessante dei fan, che è riuscito ad accattivarsi non snaturando il suo character ma anzi adattandolo perfettamente alla nuova caratterizzazione da face. Perfino perdere la cintura contro Randy Orton non lo schiodò di un millimetro da uno status solidissimo, tanto che poi tornò campione e rimase ad altissimi livelli anche da sfidante di Bobby Lashley. Il tutto mentre, man mano, la situazione delle arene chiuse al pubblico si stava per risolvere. Appunto.

Torna il pubblico, perdiamo il miglior Drew

Con WrestleMania 37, lo show della grande commozione generale per la definitiva riapertura ai fan, arrivò una sconfitta. E in un certo senso prese il via l'inesorabile parabola discendente del Drew McIntyre buono, che ben presto sarebbe diventato quello delle favolette scozzesi e della spada Angela. Il tutto dopo un anno in cui non solo si era caricato sulle spalle l'intera WWE nel periodo più delicato di sempre (quello in cui gli spalti erano vuoti). Ma rivelandosi il campione face meglio caratterizzato dalla WWE dai tempi del Daniel Bryan di WrestleMania XXX. E cioè, nel frattempo, da dieci anni.

Quel Drew McIntyre, infatti, era un vincente, era implacabile, il trono era suo e nessuno sembrava poterglielo togliere. Un po' come la WWE ha provato a fare con tutti i campioni face dominanti del decennio. La differenza però era notevole, anzi erano due: non era stucchevole, e non era noioso.

Tutto quello che è successo poi è stata una vana rincorsa a quello che poteva essere e non è stato. Ma, rispetto ad altre promesse non mantenute in WWE, per motivi del tutto diversi. Non è stato Drew McIntyre a rivelarsi inadeguato, e nemmeno le storyline che gli erano state scritte. Semplicemente sono stati i tempi ad essere maledettamente sbagliati. E hanno tolto a noi la gioia e il privilegio di vedere un bagno di folla a un campione finalmente degno, e a lui il diritto di goderselo.

Dal dominio al karaoke in Galles

Da metà 2021 in poi tutto ciò che è successo intorno a Drew McIntyre merita invece di non essere ricordato (nel migliore dei casi) o addirittura censurato (nel peggiore). Ricordiamo che nel frattempo ha avuto faide con Jinder Mahal, con Madcap Moss, ha lottato per il titolo degli Stati Uniti senza riuscire a prendersi nemmeno quello. E poi il punto più alto, divenuto invece il più basso: l'assalto al titolo di Undisputed WWE Universal Champion di Roman Reigns, a Clash at the Castle, sulle sue isole britanniche. La sconfitta - e ok - ma soprattutto il terribile karaoke finale davanti al pubblico del Galles.

Lì è definitivamente finito questo splendido Drew McIntyre, tanto da scatenare il sospetto che potesse addirittura lasciare la WWE (ipotesi non ancora del tutto scongiurata). La lunga assenza, poi mesi e mesi di dubbi e adesso un nuovo assalto a un titolo mondiale con un cambio radicale di personalità sempre dietro l'angolo. Ora ci siamo arrivati, e ci siamo arrivati anche bene. Quindi evviva il nuovo Drew: ci farà divertire e forse sognare. Che peccato, però, per quello a cui abbiamo detto addio.

Un personaggio che, contemporaneamente, è riuscito ad essere il miglior face degli ultimi 10 anni e il peggiore degli ultimi due. Ed entrambi non per colpa o responsabilità sue. E, stavolta, in parte nemmeno della WWE.

Drew Mcintyre

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