Siamo di nuovo qua a scrivere di storie tristi... Dopo il breakdown emotivo per la perdita di Bray Wyatt, di cui abbiamo già tessuto le imperiture lodi... Ci lascia, in tutt'altro modo, un’altra bestia sacra (nonché l'altro idolo del sottoscritto). Un estate non per deboli di cuore.
Ormai è passata una settimana abbondante, ed i pensieri sono messi in ordine a sufficienza per poterne iniziare a parlare, consci che solo una campana ha espresso il proprio parere.
Sul filo del rasoio, perennemente.
Prima era quella paura, quel senso di insicurezza causato dalla (cit.) “fragilità del suo ego, e del suo corpo”. CM Punk il miracolato, CM Punk il graziato. The second coming dopo Brawl Out. Per cui ad ogni promo che ci faceva emozionare, ad ogni match combattuto sempre dignitosamente, poteva fare seguito una scazzottata, un litigio, una dichiarazione da stron*o.
Adesso che è stato silurato non rimane neanche quel senso di ingiustizia, o di sorpresa, che avevano accompagnato le scorse settimane con Bray.
Terra bruciata
Punk giocava, con le sue regole, ma in casa di chi è arrivato ad odiarlo, ad evitarlo, a temerlo e a ritenerlo un cancro dello spogliatoio.
Il perdono è un frutto così prezioso che è difficile coglierlo due volte.
Non si adeguava, non faceva buon viso a cattivo gioco, anzi giocava ancora più sporco. Non era mestierante, politico, era solo dannatamente vero. Anche nel suo lato peggiore. E la verità fa male. Anche a chi la pronuncia
L'ultima bravata, la goccia che fra traboccare il vaso. Le provocazioni dritte nel segno.
Come sempre quando si muove il BITW, costellate da una sequela interminabile di indiscrezioni, rumore, voci.
Che però dentro lasciano il beneficio del dubbio su chi sia la vittima, in primis di sé stesso.
A me viene da esprimere vicinanza verso un uomo che non è capace di comportarsi in modo pacifico, che assolutamente non mette in primo piano il proprio tornaconto, ma sempre e soltanto il proprio dannato orgoglio.
Una persona che comportandosi in modo così prepotente ha messo in luce soltanto tutte le sue debolezze.
Ed oltre il dileggio di tutti è stato pure licenziato.
Danno più beffa.
A un fan di Punk cosa rimane?
Amarezza.
Che è diversissima da disprezzo.
Amarezza per ciò che non vedremo più, o per quello che avremmo potuto vedere.
Come prodotto e creativamente CM Punk era nel suo potenziale eden. Una federazione antagonista, che si faceva padrona della contronarrazione. Dove il personale è messo nelle condizioni di poter essere se stesso. Ma forse questo è stato il problema.
Aveva libertà al microfono, poteva essere ficcante, fare riferimenti, e combattere con i migliori, pur essendo ormai due o tre velocità indietro.
Era stato perdonato, fatto rientrare non dal retro ma da un nuova porta principale.
Aveva la sua oasi in un mare che l'aveva rigettato, troppo grossi gli squali che vi nuotavano.
Doveva elevare Ricky Starks. Aveva un feud epico da chiudere con MJF, in una sfida epica a parti invertite, il Real World Champion con l'autoproclamatosi tale. Aveva dato a Collision la sua impronta e quella aura di uno show diverso che, non mentiamo, si seguiva principalmente per lui.
Il wrestling web è schierato in aperta e acidissima damnatio memoriae pronto a sparare sentenze crudeli come solo il detto homo homini lupus sa spiegare, da dietro una tastiera poi...
Tutt@ pront@ a giudicare la persona, tramite indiscrezioni di siti scandalistici. Ci si trasforma in censori su vite private di persone che non conosciamo lontanamente, e su cui ci troviamo a sparare sentenze, proporre soluzioni.
Tutto ridotto a mero gossip, quando invece forse ciò che dovrebbe essere da noi giudicato sono il personaggio, le mosse, Il comparto creativo: insomma ciò che viene portato in scena. E da quel punto di vista Punk rimane inattaccabile. Nel 2023 ancora non ha eguali. Ancora è il migliore.
Tell me when I'm telling lies
Il wrestling ha ancora bisogno di lui.
E qui viene la paura e l'amarezza più grande.
Che sia davvero finita. Che l’odio ricevuto vada ad intaccare l’amore genuino per il wrestling dell’uomo Phil Brooks.
Nove anni dopo, ancora una volta.
Perché ancora oggi, non esiste wrestler al mondo capace di fare parlare di sé come lui. Di dividere. Di essere amato tanto, o disprezzato di più.
Che possa risuonare ancora una volta la voce tagliente di chi non ha voce.
Per un finale degno.
Ce lo devi, almeno stavolta ...Punk.