Dirty Deeds - Verità scomode: WWE, bene, ma ora rispetta il World Heavyweight Title
by MARCO ENZO VENTURINI | LETTURE 2639
C'era un modo di distogliere in parte l'attenzione dal Draft, uno dei momenti più stimolanti per la fantasia dei fan (specie in una fase di impaludamento come quella che stiamo attualmente vivendo)? A quanto pare sì, e la WWE se lo è inventato nella puntata di Raw di lunedì scorso quando Triple H si è presentato davanti al pubblico di Chicago e ha scoperchiato un nuovo titolo. E, udite udite, era quello di World Heavyweight Champion. Ma di che notizia si tratta? Siamo qui apposta per parlarne.
Il World Heavyweight Championship e l'iniziale, inevitabile euforia
Partiamo da un concetto intorno al quale non si può girare: qualsiasi fan della WWE che abbia più di 10, massimo 15 anni ha esultato. Impossibile che non sia così. Il World Heavyweight Championship riporta a tempi andati, roster ricchissimi, faide indimenticabili e grandissimi campioni (ai quali si sono indubbiamente alternati anche atleti di poco superiori alla barzelletta, ma per ora lasciamo perdere). Esultare era inevitabile, e non ci sarebbe vergogna nell'ammettere che a qualcuno possano essere venuti anche i brividi. Poi, però, è diventato necessario analizzare la realtà.
Qui non ci uniremo al coro di (inutili) polemiche sul design: sì, si poteva anche riportare la vecchia Big Gold Belt ma sarebbe stato più difficile spiegarne le ragioni della reintroduzione. E sì, quel logo centrale ultralarge della WWE si poteva forse fare anche più piccino. Però, ragazzi, ogni World Heavyweight Championship di ogni federazione riporta il logo della federazione di riferimento. Così fanno letteralmente tutti. Perciò lasciamo perdere. Piuttosto, interessante sarà capire che cosa questo titolo rappresenterà.
Perché Triple H ci ha prima esaltato e poi spaventato
Vederlo, all'inizio, era solo una buona notizia. Poi però è stato necessario analizzare le parole di Triple H e passare in rassegna l'elenco di coloro che già gli hanno puntato gli occhi addosso. Partiamo dal Triplo, che di fatto ha ammesso che il World Heavyweight Championship non è lì perché è giusto che in WWE ci sia: è lì perché nessuno ha battuto Roman Reigns. Il messaggio sottinteso fa un po' paura: nessuno batte il campione, quindi inseriamo un altro titolo assoluto. Che rischia di essere vissuto come quella cintura a cui possono ambire coloro che hanno puntato il samoano, ma hanno perso. E da questo punto di vista occhio a Cody Rhodes, guarda caso draftato a Raw lontano dal vecchio rivale.
Poi abbiamo visto chi è transitato di fianco alla nuova-vecchia cintura mettendole addosso gli occhi. Passi Seth Rollins (che addirittura su internet già si vede spesso e volentieri con la cintura già sulla spalla, come se gli appartenesse di diritto). Passi Finn Bàlor, che in fin dei conti fu anche il primo Universal Champion. Ma attenzione a legare troppo il ritrovato World Heavyweight Championship a gente come Baron Corbin, o Dolph Ziggler, o simili. Parliamo di atleti di tutto rispetto e specchiati professionisti. Ma non possono, e non devono, essere i campioni inaugurali di un titolo dal blasone pluridecennale già messo in discussione dalla sua discutibile presentazione.
Insomma, il World Heavyweight Championship è il titolo mondiale per antonomasia. Lo è altrove, lo è stato in WWE talvolta oscurando addirittura il WWE Championship e lo è stato ovviamente in WCW e prima ancora NWA, compagnie il cui retaggio fu raccolto proprio da quella Big Gold Belt poi acquisita a Stamford e assegnata inizialmente allo stesso Triple H. Ora vogliamo fidarci del vecchio Hunter, e del suo desiderio di non disonorare quello che ai tempi dell'Evolution chiamava "My World Heavyweight Championship". L'importante è farlo sin da subito, senza rischiare equivoci. E quella brutta sensazione che anche uno degli annunci più attesi da generazioni di fan si tramuti nell'ennesima ammissione di inferiorità dell'intero roster al solo Roman Reigns.