Dirty Deeds - Verità scomode: perché l'idea di perdere questo Brock Lesnar ci turba



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Dirty Deeds - Verità scomode: perché l'idea di perdere questo Brock Lesnar ci turba

Il pubblico che ha assistito dal vivo o da casa all'intervento di Brock Lesnar al VIP Lounge di MVP, tenutosi nella puntata di Raw andata in onda la scorsa settimana da Grand Rapids (Michigan), potrebbe essere stato travolto da alcune sensazioni contrastanti. Da un lato il dispiacere, nel vedere uno dei mattatori dell'ultimo decennio WWE dover caricare una sfida a WrestleMania contro Omos (per lui, nel migliore dei casi, una soluzione di ripiego). Dall'altro, però, la sensazione potrebbe anche essere stata quella di una insopprimibile nostalgia. Perché l'impressione era anche quella di assistere a qualcosa di importante, a cui siamo stati abituati e che comunque la si veda è entrato nella propria parabola discendente.

In settimana si è parlato addirittura di un Brock Lesnar in odore di ritiro dalla WWE (e forse dal wrestling), rumor prontamente smentito dalla stessa fonte a cui era stato attribuito. A far riflettere, però, è che la voce per qualche ora sia sembrata credibile, se non addirittura fondata. Non stiamo certo parlando di un pivellino né di un giovincello, ma nemmeno di un atleta che in effetti abbia ancora qualcosa da dimostrare sui ring di Stamford. Nel lasso di tempo in cui abbiamo capito che l'addio della Bestia non era poi così imminente, però, abbiamo potuto riflettere su ciò che il suo percorso sul ring ha lasciato in questi oltre dieci anni che hanno seguito il suo ritorno del 2012.

Quei lunghi anni di un Brock Lesnar criticatissimo

In questi quasi undici anni, impossibile e disonesto negarlo, Brock Lesnar ha attirato su di sé più critiche di elogi. I primi due anni furono di altissimo livello, sia per l'impatto sul ring che per il peso delle sue vittorie. In seguito, però, il wrestler diventato fighter dopo il suo precedente addio si è fatto una nomea che ne ha condizionato non poco il rispetto generale. Questo nonostante i tanti regni da campione, diversi dei quali da record. Ma che erano caratterizzati dai commenti sulla sua pigrizia, sulla sua ingordigia, sulla sua ostentata abitudine a non fare gruppo con nessuno dei colleghi, sul mancato amore verso il wrestling a vantaggio di quello per il portafogli pieno.

Ciò che abbiamo capito dal 2021 in poi (ossia dopo il suo ritorno con un contratto tutto nuovo) è che però ancora una volta la WWE ci aveva probabilmente ingannato. Quel Brock Lesnar insopportabile, assente e in grado di essere odioso anche quando si divertiva (ricordate il Brock Party?), stava solo assecondando i desideri della compagnia. Non era lui che si scocciava di stare lì: era il suo personaggio. Che, guarda caso, si comportava in quel modo solo allo scopo di far tifare Roman Reigns. Missione, come sappiamo, fallita su tutta la linea. Fino almeno al momento in cui non è cambiato qualcosa.

La rivoluzione degli ultimi due anni

E infatti il Brock "boscaiolo", di fatto face contro un Roman diventato heel, ha stravolto le convinzioni di tutti. Non solo tifarlo era bello e naturale, ma Lesnar ha ricordato a chiunque le sue abilità di intrattenitore quando un booking pigro non lo intrappola in schemi senza uscita. E non solo: se con Reigns l'intesa sul ring si è quasi sempre rivelata difficoltosa, altre esibizioni hanno dimostrato quanto il nostro fighter annoiato sappia ancora proporre del gran wrestling. Si pensi ai match con Bobby Lashley: quasi sempre il finale è stato tra il discutibile e il pietoso, ma tutti quei match hanno trasmesso la sensazione del grande evento che si stava consumando sotto i nostri occhi. Con due grandi interpreti, entrambi peraltro bravissimi a vendere la pericolosità del rivale.

Ora non vogliamo tornare sulla brusca interruzione della sua faida con Bobby Lashley (da recuperarsi forse in Arabia Saudita), ma su ciò che Brock Lesnar continua a trasmettere ora. E ciò che ha trasmesso chiacchierando con MVP a proposito del suo imminente scontro a WrestleMania con Omos, che per qualche ora abbiamo temuto che sarebbe stata l'ultima danza della carriera in WWE. Lo vedevamo, con il look cui ci ha abituato negli ultimi tempi, e già stava iniziando a mancarci.

Perché questo Brock è una risorsa, che finalmente la WWE ha capito come sfruttare al meglio. Indipendentemente da un contratto che lo vincola a pochi match all'anno. E se Brock è questo, è difficile non volerlo in WWE. Difficilissimo non volerlo vedere coinvolto in match sempre all'altezza. Praticamente impossibile abituarci alla sua eventuale, futura, un domani inevitabile assenza.

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