The Prizewriter - Fine del sogno



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The Prizewriter - Fine del sogno

Un caloroso saluto a tutte e tutti, al principiar di una nuova e meravigliosa edizione del Prizewriter!

Se il risultato della Rissa Reale ha contribuito a gettare acqua sul fuoco dell’entusiasmo dei suoi tifosi, la settimana di show successiva imprime a chiare lettere la parola fine al sogno di molti: vedere Sami Zayn trionfare e vincere il suo primo World Title in quel di Wrestlemania.

E lo fa mettendoci di fronte ad una di quelle contrapposizioni antitetiche che sono il pane quotidiano della storia del wrestling, e non solo.

Nome o talento?

Conta di più l’originalità, la novità, o si finisce per forza di cose ad esser raccomandati nel solco già tracciato, la strada sicura?

Da una parte abbiamo l’epopea di Zayn e la Bloodline. Una delle storie più interessanti dell’ultimo decennio perlomeno - meravigliosa eccezione che conferma la regola - nella quale in una lenta narrazione, cucinata a puntino a suon di approvazione del pubblico, un wrestler di enorme talento inespresso si trasforma in quello che invece è, anzi era, il più papabile, se non l’unico, indiziato a mettere fine all’interminabile regno del terrore di Roman Reigns. Di certo il più rilevante almeno dai tempi di quello di CM Punk.

Aprendo una parentesi su quest’ultimo: quanto il ballo sia ambito dipende sempre dalla dama, quindi ode al Tribal Chief. Ormai pare evidente come nei libri di storia del wrestling il suo nome possa ormai assurgere ad un livello di valore con pochi eguali, avendo presenziato a tutti i momenti più rilevanti degli ultimi 10 anni.

Dall’altra invece si staglia al cielo la storia di redenzione, già vista e rivista, di chi torna con il 30 - da annunciato, poi, che idiozia - e vince la Royal Rumble, per completare la sua ascesa a quel trono che prima provocatoriamente aveva frantumato, sintomo che chi disprezza compra…

Tutte le differenze tra Cody Rhodes e Sami Zayn

Da una parte abbiamo chi ha combattuto, sempre fedele alla sua federazione per almeno 10 anni, senza fare voci grosse, polemiche e quant’altro.

Dall’altra uno che si allontana dalla WWE, che a suo dire non lo considerava abbastanza, e si ritrova quindi a fare il giro del mondo nelle federazioni rivali, accrescendo la propria esperienza, ma non mancando mai di lanciare frecciatine e sputare nel piatto nel quale ha mangiato, salvo poi, appena il pesce più grande riabbocca, rispondere immediatamente alla chiamata, asserendo che il suo obbiettivo era quello sin dall’inizio.

Da una parte c’è chi nonostante abbia accettato sì l’offerta della WWE, di andare a fare il salto nella federazione n.1 mondiale, mai si è piegato alle brutture peggiori della stessa (vedasi show in Arabia Saudita), e sempre ha accettato di buon grado, fornendo sempre il massimo possibile, anche i ruoli più scomodi e meno edificanti, fino a risultare, uscendo da quelle vesti, il più rilevante, tifato ed osannato, nella stable più dominante di sempre…

Dall’altra il peggiore opportunista possibile, che si serve delle proprie compagnie, del nome che porta, oltre che del più becero senso di appartenenza alla propria nazione, vedasi gigantografie stucchevoli della bandiera americana, per ottenere ciò che vuole lui.

Lapalissiano chi sia heel e chi sia face nella vita reale.

Pare quindi assurdo che l’American Nightmare non abbia ancora perso il tifo live del pubblico WWE (non vuol dire che ciò non possa accadere nel breve termine…), come accadde con Batista nel 2014. Ciò si spiega in gran parte con l’abbandono della fetta consapevole/esigente di fans della federazione, in direzione All Elite, quando sono rimasti invece una pletora di fan boy average american guy, lieti di essere felici di tutto ciò che viene propinato loro, e che nulla colgono se non le imbeccate di regime, che riescono addirittura nel loro intento di fare passare Cody per l’eroe di turno.

Prospettive realistiche

Detto ciò come ribadito su queste pagine nelle settimane precedenti, Cody campione a WrestleMania rimane comunque un modo migliore di sfruttare un evento come la Royal Rumble rispetto alle ultime due edizioni, risultate completamente inutili. Non sarebbe cosa campata totalmente in aria, anche se davvero lui, con tutte queste palesi raccomandazioni, sarebbe l’ultimo a meritare il fregio di avere deposto il tiranno.

Per Zayn invece vincere i tag team titles con il migliore amico/nemico di sempre, KO, contro il tag team più dominante di sempre, parrebbe anche essa una grande soluzione, anche per la ritrovata visibilità ai titoli di coppia, ma comunque svilirebbe tutto il lavoro e la rilevanza ottenuti dal rosso canadese. Con un Kevin Owens che tra l’altro beneficerebbe alquanto del momentum di Sami, tarpando la sua ascesa, avendo lui già vinto, oltretutto, il titolo massimo, a differenza del compagno, che lo meriterebbe come il pane.

In pieno avvicinamento al suo apice n.39, la situazione in WWE è scoppiettante, con la mina impazzita Jey Uso come ago di una bilancia… Ovviamente grazie solo alla Bloodline, unica trama in grado di generare interesse genuino da tre anni ormai, alla faccia dei suoi detrattori!