The Prizewriter - SPECIAL EDITION - 2022 AWARDS



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The Prizewriter - SPECIAL EDITION - 2022 AWARDS

Un caloroso saluto amiche ed amici di World Wrestling! Siamo arrivati a quel periodo lì… Io sono al mio sesto awards su queste pagine e tutto va bene! Ora, iniziamo!

MSM: Punk sbrocca durante la media scrum post All Out

Per il most shocking moment la scelta ricade senza dubbi su quello che è stato un inaspettato plot twist, che valica il confine della terza parete. Memorabili le espressioni attonite di Tony Khan, mentre il suo neo campione, trangugiando uno snack, riempie di insulti Cabana, Hangman, ma soprattutto gli azionisti dell’Elite. Geniale. Io l’ho definito il promo dell’anno, peccato che esso sia stato recitato senza consenso. Le conseguenze concatenate le conosciamo tutti; Punk per la seconda volta consecutiva ha lasciato il titolo ed il main eventing a John Moxley. Ma quale sarà il finale? Il caso rientrerà ed il tutto si trasformerà nella storyline del secolo? Punk verrà estromesso e navigherà verso altri lidi? Egli scomparirà nel disonore delle sue gesta non professionali? In ogni caso grazie a te Phil per essere stato ancora una volta il nome più chiacchierato ed influente dell’anno. Il wrestling ha ancora bisogno di te.

SOTY: Punk vs MJF

Il secondo premio, per la storyline dell’anno, va allo stesso vincitore del primo, coinvolto in una rivalità senza esclusione di colpi con il giovine e rampante stallone, attuale campione del mondo All Elite. Perché? Semplice, contrapponi i due migliori trash talker al mondo, dando loro carta bianca al mic, e l’esito sarà un successo fra promo al vetriolo, stilettate dritte al cuore e spettatori appiccicati allo schermo. Momenti epici che contestualizzano scontri sul ring comunque buoni. In più grazie a tutto questo abbiamo la consacrazione di Friedman come main eventer, e il primo vero assaggio della sua magniloquenza, di lì in avanti sbloccata, dimostrando che non è un eccesso definirlo generational talent.

MWT (m/f): Daniel Garcia/Sasha Banks

Per i most wasted talent la scelta era vasta. Partendo dalla parte femminile, nonostante si possa citare la divisione femminile della AEW tutta, ma soprattutto le ultime due campionesse -ed il principio della nuova non lascia presagire nulla di buono- la mia scelta ricade su Sasha Banks. Ella passa dal main event (comunque perso) della penultima edizione di WrestleMania, alla comparsata nel team raffazzonato con Naomi, con la quale va a vincere i tag titles femminili allo Showcase of The Immotals, salvo poi ricevere il classico trattamento da campionesse di coppia, ossia, nulla di scritto, nulla di fatto. Ma non finisce qui, lei e la partner hanno il coraggio di rifiutare tale onta, e di andare a lamentarsi con il management, che reagisce sospendendo loro e rendendo vacanti quelle sciagure di titoli. La miglior performer a tutto tondo del globo viene così messa dietro la lavagna. Vedremo se ora la federazione riuscirà a riaverla, dopo il cambio al timone, oppure se andrà a fare la felicità di qualche altra compagnia -o palcoscenico di Hollywood-. Detto questo, rimane inqualificabile il trattamento ricevuto.

Per la controparte maschile, si va a pescare soprattutto fra le fila della All Elite, visto che con l’avvento di Triple H in WWE chiunque riesce a ricevere un trattamento perlomeno dignitoso e minimamente coerente. Più di Wardlow, più di Miro, più di Malakai, più del turn sprecato di Regal, l’ingrato premio di talento sciupato se lo merita uno che ne ha da vendere e che oltretutto pareva già aver spiccato il volo, salvo poi precipitare nel vuoto. Stiamo parlando di Daniel Gracia, un performer già capace sul ring, così giovane e promettente che sembrava destinato ad una non certo prematura consacrazione. Proprio quando, anche nell’extra ring, la sua costruzione pareva avere intrapreso la giusta strada con tanto di, vittoria nel main event vs Bryan, il soprannome di DragonSlayer, gli apprezzamenti del Blackpool Combat Club in toto e l’apparente uscita dall’ombra di Jericho per raggiungere la cricca di combattenti, ecco avvenire l’imponderabile: il turn nel turn, ed il voltafaccia inaspettato nei confronti di Bryan, con cui si riunisce alle file degli intrattenitori, discepoli della leggenda canadese. E poi? Poi la scomparsa dalla scena che conta, sino a riapparire giusto in tempo per perdere quel titolo che portava alla vita, ma nessuno si ricordava esistesse. Che l’anno prossimo si possa rivelare quello della rinascita per il giovane Daniel?

PPVOTY: Forbidden Door

Il titolo di ppv of the year viene assegnato all’evento co-costruito fra NJPW e AEW, non tanto per la sua costruzione, quasi inesistente, e neanche per la trasposizione sul quadrato, non all’altezza delle potenzialità di un simil scontro fra giganti della disciplina, ma per il valore storico di una notte in cui due promotion potenzialmente concorrenti, uniscono le forze per dare vita a un all star game nel quale può vincere solo il wrestling, per la gioia degli appassionati. Alla faccia del modus operandi della WWE, tutto all’opposto. Ci lasciamo con la speranza che un sogno del genere si possano avverare più spesso, ma magari meglio. Wrestler di tutto il mondo unitevi!

MIW (m/f): Adam Page/Rhea Ripley

Per spiegare l’assegnazione di questo riconoscimento devo spiegare il criterio con il quale è redatto. Per me parlare di most improved wrestler è un concetto da allargare a tutto tondo a questioni che lo/la riguardano, ovvero il connubio fra prestazioni, titoli e riconoscimento da parte del pubblico, ossia, quanto più il suddetto performer si sta ergendo in alto nella considerazione generale, scalando le gerarchie del gradimento dei fans ed entrando nel novero degli atleti più rilevanti. Detto in altre parole: consacrazione. Sebbene fossero entrambi già hypati a sufficienza, questo è stato senza dubbio alcuno l’anno di questi due.

Partendo da Rhea, ricordo sì l’inizio in sordina, l’assoluta mancanza di personalità del suo ruolo, quello scempio di tag team con Nikki ASH, ma dal momento dell’unione al Judgement Day la percezione di lei è cambiata da così a così. La Mami, complice anche il cambio di gear, oltre a quello di attitudine, da spietata heel incute timore misto a venerazione a ogni componente del locker room, gentil s*esso o meno. Se non si può dire che la stable del giorno del giudizio stia aiutando molto Finn e Damian ad uscire dall’oblio discendente della loro carriera, ciò non si può dire per i due virgulti, che sono stati letteralmente salvati e rilanciati alla grande in questa stable, ma soprattutto dalla affermazione di The Eradicator. Con questa aura da dominatrice, nulla sembra potersi frapporre fra lei ed i suoi obbiettivi, e si spera che l’anno prossimo sia davvero quello del riconoscimento e che Rhea possa fregiarsi di un regno degno di essere ricordato.

L’annata appena trascorsa ha visto accadere quanto segue per il cowboy della AEW; partendo dalla faida da sogno con Bryan, una conferma dopo l’affermazione ai danni di Kenny Omega, dove ha dimostrato di essere a tutti gli effetti uno dei migliori al mondo, ed un main eventer assoluto. Egli è stato valorosissimo campione del mondo, con anche belle difese, come ad esempio contro Adam Cole (torna presto), ma purtroppo la scelta a priori giusta di togliergli il titolo per darlo a Punk, si è rivelata a posteriori sbagliata, dopo gli infortuni del guru di Chicago. Ma comunque Hangman ha avuto un ottimo regno e un sensibile upgrade nelle considerazioni. Purtroppo, dopo ha patito un po' il booking che lo ha fatto di nuovo sprofondare nell’anonimato, e nella sconfitta, subendo anche qualche infortunio di troppo, ma il suo recente rientro e la possibile sfida a Moxley ci fanno ben sperare per il futuro.

TOTY: WWE/Universal Championship

Il titolo dell’anno, a mio avviso, è quello doppio che porta alla vita il Tribal Chief. Essere campione da ormai due anni e mezzo non è una cosa facile, più che altro ha portato ad un annichilimento di un intero roster.  Nessuno è in grado di scalfire il ruolo di comando del samoano. Egli, pur di rimanere nell’isola della rilevanza, è pronto a tutto, anche le gesta più vili o crudeli. Le tacche sul suo fucile sono tantissime, infatti per mantenere il titolo ha battuto tutti i più grandi nomi dell’età contemporanea, e non solo. Chi mai lo schienerà avrà probabilmente il più grande salto di status di sempre, facendo capitolare tale regno del terrore. C’è solo da fare attenzione a scegliere il giusto cavaliere. L’anno prossimo probabilmente ci dirà. Io intanto continuo a sperare ad un’unificazione effettiva delle due cinture, in modo da conferire ad uno solo tutta la gloria. In pratica l’opposto dell’annata del titolo AEW, sballottato di qua e di là fra infortuni, scelte nefaste e cambi repentini che hanno diminuito di molto il suo valore.

TTOTY: The Briscoes

Come vedrete più avanti in questo articolo, ho già premiato gli FTR, quindi il premio di tag team of the year va a mani basse ai fratelli Briscoes, quei due pazzi… Vincono avendo combattuto ai miei occhi solo tre match, che possono bastare. Come loro oggi nessuno sa portare all’estremo una contesa e trasporre il racconto sul ring in un massacro. Si spera possano avere più spazio negli show settimanali, ma forse devono la loro aura proprio al loro impiego part time. Torneranno dopo in questi awards.

WOTY (m/f): Dax Hardwood/Jade Cargill

Visto che questa classifica vuole volutamente essere un po’ mark, lancio una provocazione con la mia scelta per la miglior wrestler of the year: Jade Cargill. Lungi da me affibbiarle l’appellativo di miglior wrestler sulla faccia della terra, perché stiamo pur sempre parlando di una che pratica da poco più di un anno, ma il suo percorso netto, la sue sembianze da dea -come si suol dir, buca lo schermo- la posizionano subito al primo posto in una classifica di rilevanza, che comunque non vede nessuna grande seconda delusa. Escludendo ovviamente tutto il resto della divisione All Elite, di cui quasi lei non sembra far parte, mentre si aggira fra gli umani, anche a Stamford le cose non vanno benissimo. Fra una Becky in crisi di identità, e con un bel po’ di sconfitte sul groppone, Charlotte anche lei molto intermittente come presenza, Sasha messa alle porte, Bayley rimasta troppo fuori, sino a tornare per perdere, e Ronda stanca, ne rimarrebbe una con un annata clamorosa: Bianca Belair. Lei sì che ha vinto tutto e sempre, ma le vicende che la riguardano, faidone interminabili in cui lei fa la figura della superwoman di turno, risultano un po’ stantie e noiose, senza evoluzioni del personaggio. Secondo me queste due atlete potenzialmente così simili per dominanza fisica e strisce vincenti, sono molto diverse in termini di percezione, e sebbene Bianca abbia vinto di più e lottato molto meglio, non può essere messa a paragone con la grandeur di Jade.

A Stamford nessun uomo ha avuto un’annata incredibile e il premio di migliore dell’anno a Roman è già roba vecchia. Lungi da me voler screditare Moxley ma per i suoi regni, comunque da tappabuchi, ma non può essere considerato il wrestler dell’anno. Non è stato abbastanza neanche MJF, che ha perso contro Punk e Warldow e ha vinto il titolo in modo davvero anti climatico. Quindi su chi potrebbe ricadere la scelta? Dopo lunghi dibattiti interiori, non mi sembra possibile non premiare di questa palma Dax Harwood. Di rivalsa anche il suo partner, ma in modo più preponderante lui, hanno saputo incarnare tutto lo spirito e l’ardore di quello che è senza dubbi il miglior tag team al mondo oggi. Sicuramente è l’act che ha saputo mantenere più alto e costante il livello delle proprie contese e della propria presenza, ottenendo un tifo da top name. Nonostante la AEW abbia deciso di tenere un po’ in sordina il team, e di non farlo diventare campione quadruplo, Harwood è stato grande sia al mic, sia in ring, dove ha combattuto egregiamente anche parecchi match in singolo. E non è finita qua.

MOTY (m/f): Page vs Bryan (AEW Dynamite 05/01/2022) / Bianca Belair vs Becky Lynch (WM 38) / Premio speciale: Trilogia FTR vs Briscoes

Il mio match maschile singolo dell’anno è quello della riconferma del titolo del mondo da parte di Hangman, dopo il match da un’ora. Sebbene quello fosse stato un capolavoro, la snellezza di questo lo rende preferibile, e ci ricorda quanto DBry sia ancora fra i migliori al mondo, consacrando Page al suo livello. Per la sfida femminile andiamo invece a WrestleMania con la campionessa, imbattibile ed heel, che riaffronta la wrestler a cui aveva strappato il titolo, in una vera e propria resa dei conti. Un contorno iconico per una sfida nello Showcase of the Immortals. Il match prende subito una brutta piega con alcuni colpi fra lo stiff e il vero. Un po’ di sangue suggella la bellissima rivalsa della attuale campionessa di RAW, che vince consecutivamente due titoli nel palcoscenico più grande.

Andando oltre le sacrosante sfide 1v1 però non si può non onorare una guerra degna dei poemi epici. Ovviamente vince il premio speciale la trilogia FTR/Briscoes, dato che nessun incontro può essere considerato migliore dell'altro. Hanno semplicemente fatto la storia, poco da aggiungere.

Considerazioni finali 

Un’annata storica per il wrestling, che vede il passaggio di timone creativo fra Vince McMahon e Triple H, per lo scandalo s*essuale legato al vecchio, che non si merita nessun premio e la prima flessione importate di qualità del prodotto All Elite, dovuta a molteplici sfortune interne o errori di programmazione.

La federazione d’enterteinment sta migliorando, con la sapiente guida di Triple H è più solida, organica e costruita, ma i passi in avanti da fare sono ancora molti per arrivare ad un prodotto maturo, se mai lo si voglia. La rivale oltre a mantenere sempre la qualità in ring agli alti livelli ai quali ci ha abituato, deve assolutamente iniziare a programmare meglio il suo futuro, costruire dei giovani in casa, puntare sulla divisione femminile e non lasciarsi cogliere impreparata davanti agli imprevisti.