Tutti tendono a difendere la propria discipliina del cuore a spada tratta, siano essi fan o che l'assaporino a 360°. Tuttavia, per quel che concerne il business ampissimo e frastagliato del pro wrestling, molti sono pronti a tutto pur difendere la loro disciplina dalle critiche ingiuste che vogliono la suddetta priva del concetto di lavoro, di fisicità e di concretezza.
Sapete, principalmente si dice che questo sport sia finto, e che i propri sostenitori lo neghino. Partiamo col dire che questo sport-spettacolo è costituito da meccaniche assai più complesse di quanto si pensi, oltre la comprensione dei più.
Basti pensare al lavoro creativo e fisico dello staff amministrativo, oltre a quello dei performer. A lungo o breve termine che sia, i piani e gli scenari che vengono portati sul palco sono decisi a tavolino. Dopo questo piccolo focus, arriviamo al nucleo della questione; I performer sono allenati, ad infliggere i colpi e le manovre, ed a subire le stesse proprio come gli stuntmen.
Esibizionalmente e praticamente, può considerarsi una disciplina finta. Certamente, sono da ammettere incidenti fortuiti dovuti alla pratica mal impostata (infortuni o tagli da suturare in seguito ad un colpo o ad una manovra eseguita o subita male), ma normalmente, la pratica è FINTA.
FAKE. Simulata. E coloro che affermano non ammettono la finzione agli occhi della diffamazione (vuoi che siano i media ed il giornalismo italiano e non, o normali forme di critica sul web), negano solo l'evidenza. Quindi, mettete giudizio, grazie.
Gai Dillinger Maito