Una delle cose più interessanti delle settimane che precedono la Royal Rumble, da sempre, è che tanto a Raw quando a SmackDown si vedono sul ring o sullo stage tanti lottatori, tutti contemporaneamente. Anche gente che di solito, o da tanto tempo non interagisce.
E' successo anche in questa settimana, e come al solito qualcuno è in cima alla classifica di gradimento, qualcuno suo malgrado sul fondo.
Sul fondo, anche se non troppo volentieri, mettiamo Kevin Owens. Non giriamoci intorno: tra tutti coloro che hanno preso parte al primo segmento di Raw a New Orleans, in Lousiana, quello che ha dato la maggior impressione di debolezza è stato proprio il Prizefighter.
E non va bene. Non va bene per niente, se pensiamo che è il campione universale, ovvero il detentore del titolo più importante del suo roster. E lo è da quasi cinque mesi. L'abbiamo detto tantissime volte e ci tocca ripeterlo: il campione heel, magari codardo, magari che scappa o si nasconde dietro a un suo alleato, va anche bene.
Ma un briciolo, una parvenza di combattività deve darla. Anche JBL, quando era campione con il maggior numero di alleati mai visti (a un certo punto sfiorò la decina) nei match che contavano la mossa decisiva, il guizzo di carattere, l'istante di ispirazione ce lo metteva.
Qui invece stiamo parlando di un ragazzo infinitamente migliore dal punto di vista tecnico, ma che per ragioni di storyline deve costantemente lavorare nell'ombra e quel che è peggio dando l'impressione dell'incapace.
Non lo merita lui. Non lo merita la cintura che porta, che è giovane e ha bisogno di essere elevata da qualcuno che la difenda con onore o quantomeno l'aura del campione. Non lo merita nemmeno lo show di Raw, che si trova una lotta per il titolo assoluto svilita di significato anche a causa delle storie raccontate dai suoi protagonisti.
E qui passiamo all'altra parte dell'universo WWE, e cioè a SmackDown.
Sul ring di Memphis a inizio show abbiamo visto il campione WWE, AJ Styles, il suo rivale John Cena e chi vorrebbe diventarlo presto come The Miz. Tante volte in questa rubrica siamo stati severi con John Cena, che da una vita e mezza porta sul ring questa fastidiosissima aura di uomo tutto d'un pezzo da qualsiasi punto di vista, oscurando inevitabilmente chiunque sia in scena con lui, chiunque sia.
Ebbene, stavolta il lavoro è stato fatto nella migliore maniera possibile.
Il segmento in cui Styles e Miz hanno litigato non era praticamente affar suo. Ma Cena è entrato a gamba tesa su entrambi con un atteggiamento che tutti quanti hanno visto assumere da qualcuno nel corso della vita, o magari l'hanno assunto loro stessi.
Quello del provocatore, del seminatore di zizzania. Quello che interviene al bar quando ci sono tutti i presupposti di una rissa e va dai due che si stanno trattenendo e dice: "Ooooh! Ma che t'ha detto! Oh, io non gliel'avrei lasciato dire...".
Risultato: la rissa parte, ma le mani di chi di fatto l'ha fatta partire restano pulite.
Ecco, questo è il John Cena che ci piace. Questo è il John Cena che vorremmo vedere in WWE sempre, soprattutto se la sua aura deve restare quella dell'uomo di riferimento di SmackDown ma i suoi impegni lo portano a doversi far vedere col contagocce.
Il modo migliore di sfruttare la situazione, probabilmente, è proprio questo.
Perciò onore alla WWE, specie se l'andazzo dovesse restare immutato fino a WrestleMania.