Quali sono le notizie della settimana in WWE? Ce ne sono diverse, molte delle quali importanti: è tornato Undertaker, che prenderà parte alla Royal Rumble, Roman Reigns non è più campione degli Stati Uniti, lo è invece Chris Jericho che diventa Grand Slam Champion anche nel formato moderno dopo averlo conquistato in quello classico.
In più John Cena è tornato a combattere su un ring di SmackDown. Solo buone notizie? Vediamo di rispondere con calma.
Partiamo da Roman Reigns. In tanti avevano detto che l'imminente match alla Royal Rumble contro Kevin Owens rappresentava un rischio: quello di vedere l'atleta meno apprezzato dai fan adulti detenere contemporaneamente le due principali cinture del suo roster.
Un onore capitato nella storia a pochi grandissimi, ma soprattutto un parallelismo che in questa precisa fase storica scatta con Conor McGregor. Persona dal carattere spesso spigoloso, ma indubbiamente talento con pochi pari nella sua disciplina, nella fattispecie le arti marziali miste.
Questo onore, secondo molti, non poteva toccare anche al Mastino, peraltro pochi mesi dopo una discussa sospensione per violazione del Wellness Program. Ecco, non succederà. Non sarà doppio campione. Ma è il caso di guardare oltre.
Il fatto che, dopo lo stranissimo main event di New Orleans, Roman non sia più campione degli Stati Uniti, di fatto, lo libera di ciò che è stato in autunno una redenzione e in inverno una zavorra: il titolo secondario.
Averlo perso in fin dei conti lo rilancia come main eventer d'obbligo di Raw. Come dire: il purgatorio è finito. Ora Roman può stare dove è deciso che stia: nell'orbita del titolo massimo.
Sarà così a partire dalla prossima puntata di Raw e c'è da scommettere che in tutto il 2017 appena cominciato difficilmente l'ex Shield si allontanerà troppo dal massimo traguardo del roster rosso.
C'è poi l'intricata questione Undertaker.
Una bomba all'idrogeno pronta a scoppiare da mesi. E con un botto talmente fragoroso che ora c'è il rischio che addirittura faccia cilecca. Taker alla Rumble aumenta incredibilmente il valore della stessa. Ma anche qui, occorre guardare in prospettiva.
Si dice con sempre maggiore frequenza che l'idea che il Becchino faccia un'altra corsa per il titolo è sempre meno supportata dalla volontà della federazione. Anche il match contro John Cena a WrestleMania è quasi sfumato, dato che si vuole che i due aiutino giovani star ad emergere e non si scontrino invece in una contesa destinata a non avere seguito, oltre che a non elevare gli status di due leggende che però hanno davanti a sé pause lunghe o addirittura permanenti dall'azione.
Va tutto bene.
Ma stiamo parlando del match di addio al wrestling di uno come Undertaker. Un evento che non dovrebbe portare con sé riflessioni di booking. Per la disciplina è qualcosa di epocale, che merita una cornice degna della carriera di un atleta, un personaggio e un uomo che ha cambiato il concetto e l'approccio stesso al wrestling.
E serve un avversario all'altezza, se alla fine lo scontro dovesse avvenire solo con un buon lottatore (nella migliore delle ipotesi) in rampa di lancio si finirebbe con lo svilire l'immagine stessa di qualcuno talmente leggendario da meritare un commiato da leggenda.
Senza pari quasi con nessuno.
E qui passiamo a John Cena, con il discorso che quasi si ribalta. A SmackDown se c'è un atleta in rampa di lancio questi è proprio Baron Corbin. E il fatto di mandarlo one on one contro il volto della federazione era una scelta giusta e condivisibile.
Sensato anche farlo perdere. Ma non dopo un match come quello visto a Baton Rouge, tutto condotto dal Lone Wolf e ancora una volta deciso da poche mosse d'impatto da parte di Cena. Come se in dodici anni e soprattutto in tutti questi mesi di assenza dal ring non fosse cambiato nulla.
Cena le prende, soffre, arriva a un passo dalla capitolazione, poi si riscuote, infila 3-4 manovre azzeccate e si porta a casa la posta.
Perché lui non molla mai.
Questo è uno schema vecchio, trito e ritrito, che è arrivato il momento di superare.
Si potrebbe dire: beh, lo schema del face che batte l'heel è questo.
Se uno conosce il wrestling dovrebbe saperlo bene. E accettarlo. Siamo d'accordo. Ma stiamo anche parlando di un momento della carriera di SuperCena che tutti sanno essere diverso da quelli a cui siamo stati abituati. Sta per iniziare una stagione nuova e che per questo dovrebbe fornire (come sta facendo soprattutto nei segmenti parlati) degli spunti inediti per dire: caspita, grande John Cena.
Ora sì che è tornato per lasciare un segno diverso.
Così, dopo il match con Corbin, non pare essere stato. Ed è un brutto segno se è vero che Cena deve vincere il suo sedicesimo titolo mondiale (come è giusto che sia) e poi entrare nell'ottica di cedere il testimone.
Serve un Cena cazzuto e forse addirittura imbruttito, non solo nelle parole ma anche nei fatti. E con lo schema forse ribaltato: deve mettere tutto se stesso oltre l'ostacolo, ma trovare ostacoli ormai insormontabili anche per lui.
Altrimenti non se ne esce.
E visto che dall'altra parte del WWE Universe, a Raw, vediamo che l'altro Superface, Roman Reigns, per perdere ha bisogno di essere messo in un handicap match contro i due lottatori secondo storyline più forti del roster (dopo di lui, ovviamente), e questi devono pure giocare sporchissimo per abbatterlo, allora capiamo che questa nuova era rischia di tramutarsi pericolosamente a qualcosa di molto simile a quella vecchia.
E che questi mesi di grandi novità, alla fine, possano aver cambiato tutto per non cambiare in realtà un bel niente.