Che cosa significa WWE? Beh, questo è facile, lo sanno tutti: World Wrestling Entertainment. Significa che stiamo parlando di una compagnia che opera in tutto il mondo e che fa wrestling e intrattenimento. Nel doppio significato di spettacolo e divertimento.
Ecco, su quest'ultimo fronte forse dalle parti di Stamford ultimamente stanno un po' perdendo il senso della misura.
Pensate a chi, dopo un ottimo No Mercy, dalle parti della California ha deciso di comprarsi un biglietto per la puntata di Raw tenutasi lunedì notte a Oakland o ancora di più a chi ha dedicato il proprio martedì ad assistere dal vivo a SmackDown a San Jose.
Quello a cui ha assistito ha avuto dei picchi forse fin troppo imbarazzanti.
Come abbiamo già sottolineato, il Raw delle ultime settimane si appoggia molto sulla verve di Chris Jericho, che strappa risate ogni sette giorni con i gustosissimi siparietti che lo vedono protagonista al fianco del campione Kevin Owens.
Fin troppo, dato che lo stesso Prizefighter a volte sembra somigliare un po' troppo alla macchietta di se stesso, dato che ci si aspetta più di vedere cosa si inventerà in un'intervista a Tom Phillips (in arte Tim o Phil) che sul ring nei suoi match (nei quali, fin troppo spesso, scappa).
Lunedì, poi, abbiamo aggiunto un segmento con sprazzi comedy anche nell'incontro che ha visto impegnati gli altri due campioni: Sasha Banks e Roman Reigns.
E' avvenuto all'inizio del tag team match a ranghi misti con Rusev e Charlotte. I due cattivoni, infatti, hanno iniziato la contesa rimpallandosi più e più volte il tag privilegiando l'aspetto ludico dello show alla competizione pura.
Forse non era necessario, in uno show che ha bisogno di match a cinque stelle e di momenti morti già dispone in abbondanza.
Spostiamoci quindi a SmackDown.
Qui l'attesa era massima soprattutto intorno a Dolph Ziggler, capace di conservarsi il posto in WWE dopo aver strappato la cintura di campione intercontinentale a un The Miz forse ai livelli di forma e credibilità più alti mai raggiunti in oltre dieci anni di carriera.
Bene, lo Show Off ha combattuto contro due ex membri della Spirit Squad, vestiti da Spirit Squad, e dei quali uno - Mickey - in uno stato di forma quantomeno improponibile. Già l'effetto sorpresa di sette giorni fa non aveva scaldato per nulla il pubblico, bissare l'esperimento è stato molto probabilmente un errore.
E poi arriviamo alla cintura di campione WWE.
John Cena non lo vedremo per un po', la faida tra AJ Styles e Dean Ambrose ha certo bisogno di rinfrescarsi un po' Ma lo spazio dato al pur volenteroso James Ellsworth è stato probabilmente eccessivo. Tralasciamo il discorso del gravissimo infortunio rischiato da James al momento della Styles Clash (se ve lo foste perso ve lo riproponiamo in video e in un'approfondita analisi di ciò che è successo):
Parliamo proprio del match e di tutto ciò che è ruotato intorno ad esso.
Abbiamo visto Dean Ambrose svuotarsi le tasche e depositare un abbondantissimo contenuto tra le mani di AJ Styles, lo abbiamo visto cazzeggiare al telefono, parlare con i fan, mangiare pop corn, farsi selfie, addirittura fare lo sgambetto (tipo cortile delle scuole elementari) al suo rivale.
Troppo.
Ripetiamo: troppo.
Pensate a cosa vi fa ridere al cinema. Ai film comici che vi divertono davvero. Sono film che non hanno sosta, in cui ci sono battute divertenti e forse anche rumori triviali e scivoloni qua e là, ma c'è anche altro.
Una trama. Uno spessore. Dei momenti che danno la profondità necessaria ad andare fino alla fine nella visione senza pensare "questa è proprio una cretinata".
E dire che gli strumenti ci sono: guardate come si sta configurando la faida tra Randy Orton e la Wyatt Family, con l'importante partecipazione di Kane.
C'è un'intensità che ti tiene incollato alla schermo, oltre a match comunque ben lottati e soprattutto di cui si ignora la conclusione. Si sa solo che qualcosa di strano succederà.
Ecco, questo è quello che dovrebbe fare la WWE.
Un po' più spesso, quantomeno. Perché non si può solo ridere. Altrimenti il troppo ridere rischia di far scivolare il tutto in una farsa poco interessante, poco stimolante e alla fine dei conti - per paradosso - poco divertente.