Avete presente quando, nel cuore dell'estate, salite su un pullman o un treno che parte dall'afosa città e vi deposita nell'incontaminata montagna? Avete presente quella sensazione che provate appena mettete il piede per terra? Quella di respirare a pieni polmoni e di sentire quanto pulita è l'aria.
Ebbene, questa è l'impressione che hanno lasciato Raw e SmackDown in questa prima settimana post WWE Draft.
Partiamo da Raw. Era inevitabile che lo show in rosso introducesse una cintura di campione del mondo, interessante chiamarla WWE Universal Championship, con l'Universo che almeno in teoria dovrebbe collocarsi sopra gli Stati Uniti, l'Intercontinentalità (?) e il mondo.
Rimettendo di fatto Raw un tassellino sopra SmackDown (anche se sinceramente tutti quanti avremmo visto decisamente di buon occhio il ritorno della vecchia cara Big Gold Belt).
Facile pensare che la nuova cintura finirà intorno alla vita di Seth Rollins, atleta molto stimato sia davanti che dietro alle quinte dalla WWE e che per certi versi potrebbe ripercorrere le orme del suo anfitrione Triple H, primo campione "di Raw" nel 2002 nominato però tale di diritto.
Interessante ciò che è stato organizzato per eleggere il suo rivale, decisamente spettacolare ciò che hanno messo in piedi gli otto pretendenti al ruolo di primo sfidante.
Di fatto quello di Pittsburgh è stato uno show adrenalinico e senza pause come non se ne vedevano forse da anni, specie in una puntata "non speciale".
Onore al merito ai vari Rusev, Cesaro, Kevin Owens, Chris Jericho, Sami Zayn e Sheamus che hanno lottato con una professionalità e una verve encomiabili, onore a Finn Balor, esordiente che si è subito guadagnato un posto in prima fila nell'evento della stagione, onore al merito anche al povero Roman Reigns che sul ring ha detto la sua, ben consapevole che l'astio nei suoi confronti è riuscito a lievitare in questo mese di assenza, e consapevole anche che la federazione certo non lo proteggerà più come un tempo.
Decisamente riuscita anche la puntata di Buffalo di SmackDown, con cinque lottatori che meritatamente (conserviamo qualche riserva sul solo Baron Corbin) si sono guadagnati un posto per diventare il primo sfidante di Dean Ambrose, e il sesto che è emerso da una Battle Royal tra gli altri componenti del roster, consegnando di fatto a tutti la possibilità di conquistarsi un posto al sole.
Giustissimo l'esito quindi del Six Pack Challenge finale, in cui John Cena ha dimostrato quanto aveva già lasciato immaginare nelle ultime settimane: chi tira la carretta resta lui, ma è giunto il momento di mandare avanti altri.
La serie infinita di Attitude Adjustment che ha concluso il match, con successivo intervento di AJ Styles e vittoria di rapina di Dolph Ziggler va esattamente in questa direzione.
Perché John Cena cattura l'attenzione collettiva, ma mandarlo per il titolo già nel primo SummerSlam post Draft sarebbe stato un errore clamoroso, che avrebbe sicuramente delegittimato il perdente del match titolato.
In caso di vittoria di Cena avremmo derubricato Ambrose a campione di cartone (uccidendogli la carriera presente e futura), in caso di vittoria di Ambrose avremmo iniziato prematuramente a scrivere l'epitaffio sportivo di un Cena reduce dalla faida in cui non ha ancora battuto AJ Styles e dalle due precedenti contro Alberto Del Rio e Rusev, decisamente non positive per lui e la sua leggenda.
Ben venga perciò un match titolato per Dolph Ziggler, un ragazzo che da due anni lotta più e più volte ogni settimana e che a causa di una lingua troppo lunga si è visto negare un push che alle Survivor Series 2014 si era guadagnato alla grandissima.
Il fan di wrestling tende ad avere la memoria corta e tanti si sono dimenticati dell'attenzione che lo Show Off era in grado di attirare su di sé in quell'anno difficilissimo per la federazione. Il fatto che oggi vada per il WWE Title è la giusta ricompensa per aver reso indimenticabile un PPV indimenticabile ed essere stato successivamente oscurato proprio da un Cena che invece era in fase di (giustificatissima) stanca.
D'altra parte tutti gli osservatori hanno detto che una WWE con doppio roster avrebbe corso il rischio di una carenza di star power: ben venga quindi un push per chi le carte in regola le ha e la stima della gente anche.
Poi magari Balor e Ziggler non diventeranno campioni (probabile), ma intanto la loro credibilità crescerà, i loro show avranno il tempo di attestarsi per diventare grandi e tutti ne trarranno beneficio. D'altra parte i vari Cena, Styles, Orton e Lesnar non hanno certo bisogno di un match titolato in più per dimostrare di essere grandi campioni. Mentre Raw e SmackDown hanno bisogno di nuovi campioni per dimostrare di essere grandi.