Come un film di Alfred Hitchcock. La New Era della WWE muove i primi concreti passi e lo fa in una direzione che non è inedita, ma è maledettamente giusta. Il richiamo al celeberrimo regista hollywoodiano non è casuale: chi ha visto un film del "maestro" coglierà senz'altro il riferimento.
Cerchiamo di essere più chiari. Il cinema di Hitchcock si caratterizza per alcuni punti, che coincidono perfettamente con l'attuale booking WWE, a parte qualche sbavatura nelle storie secondarie. Ma, d'altronde, è proprio del cinema classico trascurare il contorno, destinando alle storie principali la massima attenzione.
Innanzitutto, Hitchcock non distingue i buoni dai cattivi ed è in questo senso che mi aggancio alla faida fratricida tra i tre ex membri dello Shield. Tre interpreti eccezionali, che dir si voglia: Seth Rollins: la quintessenza del cattivo pavido e insicuro.
La stessa insicurezza che l'ha portato a tradire i suoi fratelli, oggi, lo porta a oltrepassare i suoi limiti (come a Money in the Bank) e talvolta a tirarsi indietro. La doppiezza del suo personaggio è evidente. Dean Ambrose: difficilmente riconducibile a un qualsivoglia stereotipo.
Ambrose, se ha lo spazio adeguato, è tante cose insieme. Ricorda Al Pacino nell'essere sempre sé stesso in qualsiasi situazione e quel germe di genuina follia lo rende irresistibile ai più. Roman Reigns: è nella linea sottile tra realtà e finzione che si gioca la figura controversa di Roman, che fa rumore qualsiasi cosa faccia.
La sua ostinata lealtà, apparente ingenuità, celano in realtà una bestialità che emergerà presto, dando sfogo a ogni frustrazione. Alzi la mano chi ha capito da che parte sta chi. Appunto, nessuno lo sa bene.
Ed è questo continuo rimescolare il mazzo che rende appassionante la saga degli ex Shield, divisi tra affetti residui, ambizioni personali e una reciproca ambiguità che fa il bene di questa storia. Un altro elemento che ricorre sovente nei film di Hitchcock è il "MacGuffin": elemento della storia apparentemente secondario, ma cruciale nello sviluppo della stessa.
La valigetta del Money in the Bank è il filo conduttore che unisce la storia dei tre ex fratelli: non è la natura dell'oggetto a contare (o meglio, conta relativamente vista la funzione della valigetta) ma l'insieme delle conseguenze cui dà il via.
Alla mente tornano per forza, in ordine, il momento in cui Seth depredò Dean della valigia, quello in cui The Man rubò il momento della vita e la cintura a Roman a Wrestlemania 31. E, ancora, il destino ostile al mastino un anno fa, quando un'interferenza favorì Sheamus.
Infine, l'incasso di Dean, da opportunista, con un attacco alle spalle. E non bisogna trascurare la simbologia degli eventi. La scala in particolare, che elementarmente indica la salita verso il successo, l'importanza del momento e la fatalità delle vicende (altro tema caro al regista sopracitato).
Insomma, la nuova era della WWE si muove in una direzione molteplice: doppiezza dei personaggi, casualità, imprevisti e mistero. "La realtà sembra essere una delle tante maschere dell'apparenza. La preoccupazione è quella della ricerca dell'Essere dei personaggi, della loro autenticità al di là del loro agire convenzionale." Ne vedremo delle belle...