Dirty Deeds - Verita' scomode: il Bullet Club e l'addio a buoni contro cattivi
by MARCO ENZO VENTURINI
Diciamo la verità: gli ultimi show WWE tenutisi in Missouri hanno scompaginato un po' di carte. Non solo negli equilibri attuali della federazione, ma anche nella sua storia.
A cambiare tutto, manco a dirlo, il Bullet Club.
Ossia una creatura che, come già abbiamo sottolineato, non è certo nata in WWE, ma che Stamford ha adottato pescandola altrove. Si parte da Saint Louis, con la scena finale della puntata di Raw. Karl Anderson & Doc Gallows, di chiaro allineamento heel, dopo averli sconfitti attaccano brutalmente i fratelli Usos e soprattutto Roman Reigns.
Con loro c'è anche AJ Styles, altrettanto chiaramente di allineamento face. Anderson & Gallows tornano sul ring a match finito, con tanto di sedia d'acciaio in mano, e la passano al loro leader: può infierire sul suo grande avversario per il titolo.
Ma Styles tentenna e lascia perdere. La sedia finisce in mano agli Usos, che si fanno meno scrupoli. Ma il Phenomenal One ristabilisce le gerarchie e colpisce i due fratelli, giusto in tempo per essere visto da Reigns, che furibondo si avventa contro il suo rivale e lo annichilisce, utilizzando anche il tavolo dei commentatori.
Qualche giorno dopo si va a Kansas City per SmackDown.
Le due fazioni si incrociano di nuovo, questa volta in un match che coinvolge solo i due tag team. Ma Reigns, al culmine della tensione, interviene nel match e assale Anderson. Squalifica e vittoria per i rivali. Il match viene quindi fatto ripartire e diventa un tre contro tre.
E la classica alternanza che si vede quando faide di questa importanza sono ancora in rampa di lancio impone la vittoria dei samoani. Che arriva, dopo l'immancabile spear del campione del mondo. La settimana si conclude con tutti che si guardano in cagnesco, dopo che AJ Styles aveva giurato a Roman che, dopo Raw, non avrebbe mai più avuto pietà nei suoi confronti.
Finalmente, ci viene da dire.
Da sempre la WWE si è fin troppo fossilizzata in una netta, anzi nettissima demarcazione tra face e heel, tra buoni e cattivi, tra gente da tifare perché baluardi dei valori della vita e scagnozzi pavidi, arroganti e crudeli da detestare perché malvagi anche senza un vero motivo.
Simboli sempiterni delle due fazioni: John Cena da un lato, Triple H e la sua Evolution e il primo Edge campione del mondo dall'altra. Supereroi contro supervillain, kattivi con la k senza troppi fronzoli o lati caratteriali che dessero loro spessore e giustificassero le loro azioni meschine.
Non erano dovute a vicissitudini particolari della vita, erano solo cattivi.
C'è stata una fase in cui questo vetusto schema era venuto meno. Inutile girarci attorno: la tanto celebrata e rimpianta Attitude Era. Si dica ciò che si vuole, ma l'eroe buono e amato da tutti Steve Austin tutto era tranne che un babyface.
Attenzione però: chi vi scrive è uno dei pochi fan della Attitude Era che con coraggio vi dirà che non la rivuole. No, perché il 2001 è passato, Bush non è più presidente degli Stati Uniti, le radio non passano più "Can't get out of my head" di Kylie Minogue o "Xdono" di Tiziano Ferro, non andiamo più in giro con il Nokia 3210 e "Harry Potter e la pietra filosofale" non è più un film appena uscito al cinema.
Insomma, i tempi sono cambiati ragazzi. E tornare indietro, oltre ad essere sbagliato, non si può. Servirebbe invece fare qualcosa di nuovo e interessante. E questo Bullet Club sembra lavorare nella direzione giusta.
Finalmente infatti sembrano esserci lottatori con un po' di spessore.
E soprattutto la sottile linea rossa che da sempre divide il buono dal cattivo sembra sottile come non mai. L'eroe del pubblico AJ Styles ha come principali alleati forse i due veri top heel attuali della federazione. Ed è tentato dall'ipotesi di incarognirsi un po', ma non sa se andare fino in fondo, macchiando la sua aura.
Dall'altra parte c'è Roman Reigns, un top face (imposto dalla federazione) che come indole, stile di lotta e volto è un heel nato, e ha come alleati due parenti che per anni non si capiva se fossero buoni o cattivi (in realtà sono talmente inutili che andavano bene per tutte le stagioni ed esigenze).
Un Superman che non si fa problemi a vestire i panni di Lex Luthor e ad attaccare il rivale senza curarsi delle modalità.
Una lotta per il titolo che vede un buono contro un buono, entrambi affascinati dal lato oscuro della forza.
Questa la stimolante situazione attuale. Che senz'altro non rimarrà tale in eterno, e vedrà l'uno o l'altro avvicinarsi più decisamente verso un'attitudine o l'altra. Ma intanto non si capisce chi davvero sia destinato a diventare il cattivo della situazione (anche se è facile immaginarlo). E nelle storie piatte che da anni la WWE ci propina, probabilmente è già abbastanza così...