Philadelphia ha salutato un nuovo (citazione non casuale) "nuovo giorno" per la WWE e per Monday Night Raw: la creazione di una "League of Nations" del wrestling. E' solo l'ultimo capitolo di un tracollo iniziato il 29 agosto 2011, giorno in cui Raw e SmackDown tornarono di fatto un unico roster, e proseguito con la tappa fondamentale che tra qualche giorno compirà due anni: 15 dicembre 2013, TLC: Randy Orton batte John Cena e diventa campione assoluto unico della federazione.
Addio al WWE Title e al World Haevyweight Title, il nuovo campione si può riassumere in un maxi acronimo: WWEWHC. A posteriori: un pastrocchio.
Eh sì, perché nel frattempo gli show settimanali sono rimasti due.
I soliti Raw e SmackDown. Ma inevitabilmente le faccende interessanti sono diventate meno, svilendo di fatto il tutto e rendendo praticamente inutile lo show in blu, dove negli anni si erano invece consumate storie di grandissimo interesse con protagonisti The Rock, Hulk Hogan, The Undertaker, Eddie Guerrero, Triple H, Edge, CM Punk.
Lo show in cui erano diventati grandissimi JBL, Kurt Angle, Chris Benoit, Booker T, Rey Mysterio, e poi Dolph Ziggler e Daniel Bryan.
Già l'unificazione dei titoli di coppia aveva di fatto distrutto questa categoria, già la trasformazione del Womans Championship in Divas Championship aveva cancellato l'interesse per la lotta femminile (e il suo livello qualitativo).
Gli ultimi due anni, poi, hanno definitivamente trasformato il quadro della WWE in una situazione disastrosa, cui il flop di Roman Reigns e gli infortuni a catena di queste settimane hanno messo il punto esclamativo.
Era inevitabile.
Se c'è un solo titolo per cui combattere, sono meno gli atleti che ambiscono al titolo. E non solo per gli altri restano le briciole (Main Event e Superstars, avessi detto...), ma gli atleti in voga subiscono una sovraesposizione che li rende da un lato più noiosi, dall'altro più esposti a possibili infortuni.
E si creano situazioni come quella attuale: per mesi il titolo di campione assoluto - l'unico rimasto - è rimasto in una sorta di bolla, in cui c'era un campione contro il quale non si riusciva a mandare uno sfidante credibile (Demon Kane? Ma dai...).
E la gente ha perso interesse per il titolo assoluto, mentre paradossalmente l'interesse più alto negli show se lo prendeva la cintura di campione degli Stati Uniti, che due anni fa era la quarta per importanza. La quarta.
E ora, con Seth Rollins fuori dai giochi, John Cena che legittimamente sta riposando, Randy Orton e Cesaro indisponibili fino ad oltre WrestleMania e Roman Reigns completamente bruciato dalla sovraesposizione, si sta cercando di inventarsi qualcosa per non far collassare la baracca.
Sono capitati regni titolati bislacchi, o comunque non passati alla storia.
Sono stati campioni del mondo The Great Khali, Jack Swagger, Mark Henry. Lo sono stati anche Jeff Hardy, The Miz, Daniel Bryan e Dolph Ziggler in un'epoca in cui erano quantomeno acerbi. Ma almeno c'era l'altra cintura, che poteva essere intorno alla vita di un pezzo da novanta.
Ora non è più possibile. E la WWE deve spesso cambiare le carte in tavola con operazioni all'ultimo secondo e ripensamenti clamorosi (si pensi al ritorno di Batista, forse il più grosso fiasco di questo decennio).
L'altra faccia della medaglia? Se ci sono atleti costretti a consumarsi a causa dell'unificazione dei roster ce ne sono altri che meriterebbero una migliore vetrina che spariscono per settimane, mesi, e poi ricompaiono sul ring, si guadagnano ovazioni che non possono essere ignorate, e rispariscono.
Si pensi all'apparizione di R-Truth al The Miz Show di SmackDown pre-Survivor Series: è un atleta che riesce a catturare l'attenzione, a far sorridere, a vendersi. Perché allora tenerlo in panchina per settimane? Ovvio, perché per lui non c'è spazio.
E lo stesso discorso potrebbe essere applicato a Damien Sandow, Ryback, Adam Rose, persino Zack Ryder.
Un vero peccato, cui ovviamente si potrebbe porre rimedio se si potesse dividere in due il roster. Sarebbe questa la panacea dei mali? Forse no, ma di certo aiuterebbe.
E un Dean Ambrose, o un Dolph Ziggler, (ipotizziamo) World Heavyweight Campion di sicuro renderebbero più facile anche il compito degli Sheamus e dei Roman Reigns di turno, togliendo dalle loro spalle una cospicua fetta di responsabilità.
Altro che League of Nations...